Marginalità

Discriminazione e marginalità, da un lato, integrazione e inclusione, dall’altro, sono termini che definiscono un ampio universo di condizioni sociali, di segmenti della popolazione, e di fenomeni attestati in ogni età della Storia. Il loro studio costituisce, come anticipato, una caratteristica distintiva del Dipartimento di studi storici, e la conoscenza del loro sviluppo e delle loro dinamiche sotto il profilo storico una premessa necessaria alla maturazione di una consapevolezza specifica, base imprescindibile per contrastare le prime e per favorire le seconde.
Marginalità
La marginalità, nella definizione che ne danno le scienze sociali, indica la condizione di chi subisce gli effetti dell’emarginazione determinata da cause insite soprattutto nello sviluppo economico dell’area nella quale abita; le conseguenze negative, specie in ambito lavorativo/economico, portano a uno svilimento della condizione di vita, in generale, sociale e culturale, in particolare, ponendo il soggetto ai margini della realtà in cui vive.
Nel Dipartimento si studiano le dinamiche che determinano la marginalizzazione e le condizioni di vita di profughi, specie per il XX secolo; si analizzano i poveri per l’età antica, bassomedievale e contemporanea, e schiave e schiavi dall’evo antico all’età di mezzo; si indagano donne e uomini rinchiusi nei manicomi fra Otto e Novecento, attraverso lo studio degli archivi di queste istituzioni (da Sibilla Aleramo a folli e follie meno famose); si analizzano i carcerati che popolavano le prigioni medievali, tanto diverse da quelle attuali; si indaga la condizione di marginalità delle donne lavoratrici dell’età contemporanea, dalle contadine alle editrici, tipografe e scrittrici; e si leggono nei consumi alimentari e non dell’età contemporanea i riflessi di tale condizione di marginalità.